Sulle colonne del News Shopper (www.newsshopper.co.uk), il giornalista Matt Little, grande tifoso del Millwall, rende omaggio a Barry Kitchener spiegando perché si sta parlando di una vera e propria leggenda.
“La prematura scomparsa di Barry Kitchener mi ha davvero colpito molto, come credo abbia lasciato senza parole tutti gli appassionati del Millwall. Non l’ho mai visto giocare, in realtà, dato che la mia prima partita al Den risale al 1987, ben cinque anni dopo il suo ritiro dalle scene. Tuttavia ho sempre sentito parlare di lui dai vecchi tifosi, un po’ come le storie di guerrieri che vengono tramandate da una generazione all’altra. Eppure alcune delle più belle storie su Kitch non mi furono narrate da mio zio o da mio nonno, due accaniti tifosi del Millwall, ma dal padre di una mia ex fidanzata, tifosissimo del Southend United. Nonostante la sua passione per i Seasiders, era un assiduo frequentatore della Cold Blow Lane End all’inizio degli anni ’70. Il Millwall fece molto parlare di sé in quel periodo, non solo per la sua tifoseria turbolenta, ma anche, una volta tanto, per le imprese della squadra. Nella stagione 1971-1972 i Lions furono l’unico club a rimanere imbattuto in casa nelle quattro divisioni professionistiche del calcio inglese. In quella squadra giocavano calciatori del calibro di Dennis Burnett, Barry Bridges, Dougie Allder, Alex Dorney, Gordon Bolland, Byran King, Brian Brown, Eamon Dunphy, Gordon Hill, Derek Posse, e, naturalmente, il gigante buono Barry Kitchener. Il Den divenne un campo inespugnabile e il Millwall, di cui Kitch diventava giorno dopo giorno il leader indiscusso, sfiorò la promozione nella massima serie per un solo punto. Secondo il suo compagno di squadra Gordon Hill, Kitch correva attraverso i muri di mattoni per il Millwall, e tale era il suo leggendario coraggio e la sua determinazione, che divenne per molti appassionati di calcio più anziani l’archetipo di giocatore del Millwall. Capelli fluenti, largo sorriso, mani come pale, torace e gambe come tronchi d'albero. Era amatissimo dalla gente e lui ricambiava perché amava il calcio e adorava giocare al Den. Nella stagione del record, durante un match decisivo contro il Norwich City capolista, Kitch sollevò le braccia per incitare la folla. Si narra che i 23.000 del Den urlarono così forte che lì si sentì fino alla Old Kent Road. Ha sempre rispettato l’avversario, e anche dopo la dura battaglia sul campo di gioco, lo accoglieva con un grande sorriso e una calorosa stretta di mano. Era un uomo vero, e se non fosse stato un calciatore avrebbe potuto tranquillamente lavorare con i portuali dei Docks londinesi. Penso alla sua famiglia, che ha perso un meraviglioso marito, padre, nonno. E penso alla gente del Millwall che ha perso una vera e propria leggenda. Mio nonno riusciva a malapena a credere che fosse vero. Dopo tutto, come può morire Barry Kitchener? Sabato troviamoci tutti alla partita, per ricordare e per festeggiare, non per piangere, la sua vita. Il Den sarà un luogo emozionante quel giorno e non potrà esserci niente di meglio per festeggiare la nostra 1000esima vittoria casalinga di cui Big Man sarebbe stato orgoglioso. RIP Barry Kitchener. Un Leone vero”.
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